Pastorale Giovanile



50anni di Sacerdozio Missionario
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Dondi 1 settembre 2014

Carissimi,

era esattamente il 18 settembre del 1864, quando il nostro santo Fondatore Daniele Comboni presentava al Papa Pio IX il suo coraggioso “Piano per la Rigenerazione dell’Africa”.

Aveva solo 33 anni, ma dopo una bruciante esperienza di Missione in Sudan, aveva intuito che “solo l’Africa avrebbe potuto salvare l’Africa”!

A tutti i Missionari europei, proponeva un coraggioso cambio di prospettiva e un impegno rivoluzionario per il suo tempo: fidarsi degli Africani e promuovere la loro formazione a tutti i livelli, sia della Società sia della Chiesa, fino a renderli protagonisti e responsabili della loro Storia.

Da allora,“Salvare l’Africa con l’Africa” è diventato per noi un metodo di lavoro fondamentale.

SCUOLE per la VITA

L’impegno nel settore scolastico è stata fin dall’inizio della Missione di Dondi una scelta moralmente obbligata, un investimento necessario per assicurare ai nostri giovani un’apertura al futuro e al Mondo.

Partiti, oltre dieci anni or sono, con una piccola Scuola (di paglia e fango naturalmente) siamo arrivati oggi a gestire un complesso scolastico che coinvolge oltre 800 ragazzi e ragazze, dalla Scuola Materna alla sesta Elementare. Per anni le cose sono andate avanti abbastanza bene; quest’anno, purtroppo, i risultati sono stati deludenti: solo il 45 % dei finalisti hanno superato l’esame di ammissione alle Scuole Secondarie.

E’ suonato un chiaro segnale d’allarme. Una seria interrogativi su tutto il sistema educativo, sia da parte degli Insegnanti, sia da parte delle Famiglie. L’introduzione della Scuola Materna non ha ancora prodotto risultati significativi. Quest’anno ci è arrivato il dono di una Volontaria esperta educatrice. Speriamo in un salto di qualità.

Ma siamo di fronte ad un grosso problema sociale e culturale. Qui tutti vivono dell’agricoltura, e i campi sono lontani da casa, magari varie ore di cammino. Troppo spesso i genitori se ne vanno nei “campi” dal lunedì al sabato, lasciando i ragazzi con gli zii e i nonni, (nei casi migliori) o, purtroppo, semplicemente in balia di se stessi. La dura fatica quotidiana della sopravvivenza produce effetti “collaterali” dolorosi proprio nei ragazzi che si dovrebbero sostenere : assenze prolungate dalla Scuola, vagabondaggio, malnutrizione, e parecchie maternità precoci.

Ormai l’Anno scolastico nuovo è alle porte. Insieme con i genitori dovremo affrontare seriamente questa sfida enorme.

Le cose sono andate meglio con le Scuole Secondarie. Anche perché la Missione, da anni ormai, ha messo in piedi un Internato (una specie di collegio residenziale) per una trentina di ragazzi e ragazze, per rispondere a molte situazioni di emergenza. La più grave è stata circa sette anni fa.

A pochi kilometri da Dondi, un’incursione dei banditi del Movimento LRA, aveva seminato morte e distruzione nel vicino territorio di Faradje, facendo fuggire un mare di gente e lasciando parecchi orfani senza alcun sostegno. Le Autorità civili avevano chiesto alla Missione di Dondi di accogliere oltre una sessantina di ragazzi e ragazze vittime di questa violenza. Passato il periodo più critico, molti ragazzi sono poi rientrati nei loro villaggi. Un buon numero sono rimasti in Missione.

Provocati anche da questa emergenza, nel 2009 i Padri hanno aperto la Scuola Secondaria con due Opzioni: Veterinaria e Informatica e Segretariato. Una scelta moderna e intelligente. Oggi i risultati sono lì a testimoniare la bontà dell’intuizione di allora.

Quest’anno si trattava di superare una sfida delicata e pericolosa: la Scuola, nonostante sei anni di funzionamento, non è ancora stata riconosciuta dal Ministero e i nostri ragazzi sono stati costretti a presentarsi come “autodidatti”. Non vi dico le acrobazie per riuscire ad ottenere i testi ufficiali dell’Esame di Stato; le malizie di alcuni ispettori che ci hanno costretto a pagare doppiamente le tasse di iscrizione; e poi l’incertezza infinita per scoprire i risultati, pubblicati solo su Internet! Finalmente, anche con l’aiuto di un giovane Deputato originario della nostra Zona, siamo riusciti a scoprire la realtà: Tutti promossi! Ecco i nomi della squadra che ha aperto in positivo la Storia dell’”Istituto Comboni”: i finalisti che hanno superato l’Esame di Stato, corrispondente alla nostra Maturità, Julien, Marcelline, Marie, Jean Bosco, Alfred, Daniel, Xavier.

Anche l’opzione Veterinaria, riconosciuta dallo Stato come distaccamento da un Istituto poco distante da Dondi, ha dato risultati pieni e positivi: l’anno 2013 ha prodotto 5 diplomati e quest’anno altri 3. Ma poi bisogna andare oltre e trovare soluzioni per una formazione professionale. Allora siamo andati a cercare nelle città più vicine delle Scuole che possono offrire garanzie di formazione umana e morale oltre che intellettuale: dalla Pedagogia alla Meccanica; dall’opzione Letteraria al Taglio e Cucito, dalla Muratura alla Medicina. Ma, se si vogliono ottenere risultati buoni la scelta di una Scuola di qualità implica anche la scelta della Residenza in Collegio. E questo significa, purtroppo spese non indifferenti: tra cibo e vestiti, libri, medicine, viaggi e tasse ci vogliono circa 500 euro all’anno per ogni ragazzo.

Si tratta di un impegno pesante,ma non ci possiamo sottrarre.

Il ricordo di quello che ha fatto il nostro Fondatore San Daniele Comboni, ben oltre centocinquanta anni or sono, ci ha tolto ogni dubbio sulla opportunità di una scelta del genere. Nelle città vicine di ARU, MAHAGI, LOGO, ARIWARA e WATSA abbiamo trovato da sistemare una quindicina di giovani. Qui al centro di Dondi ne abbiamo circa una trentina che frequentano le Scuole Secondarie. Oltre a studiare seriamente, devono darsi da fare in parecchie attività; campi, allevamenti, lavori di manutenzione. Il tutto sostenuto da una disciplina assai severa, sotto gli occhi di Padre Romano e suor Antoinette. Ogni anno, a settembre, si riparte con fiducia. Sicuri che il Signore ci darà i mezzi necessari per realizzare quel progetto profetico che il Comboni ci ha indicato da tempo: “Salvare l’Africa con l’Africa”!

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Ho voluto mandare a tutti questa lettera proprio ora che,dopo le lunghe vacanze estive, state per riprendere tutte le attività di lavoro, di scuola e di impegni pastorali nelle Comunità. Quando nel mese di ottobre sentirete parlare con frequenza di Impegno Missionario, avrete fra le mani una proposta seria e concreta. Oltre agli amici fedelissimi che ogni mese si autotassano per sostenere la Missione, c’è qualcuno che, come famiglia, si è impegnato a sostenere direttamente l’educazione di uno studente: una scelta bella e impegnativa. Un figlio in più che cresce, a distanza, in comunione con quelli già presenti in casa.

State bene e vogliatevi bene. Un caro saluto a tutti.

Vostro P. Gianni

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Padre Gianni Nobili ripensa cinquant’anni di vita missionaria comboniana
23 novembre 2011
Vi chiedo di unirvi a me nel ringraziare il Signore che “con la sua grazia e per la sua misericordia” mi ha accompagnato e sostenuto durante questo lungo cammino sulle strade della Missione. Dal lontano 9 settembre 1961, sono passati ormai cinquant’anni: mille esperienze per crescere attraverso un Mondo in piena trasformazione sociale, economica e culturale. Ricordo gli anni del “miracolo italiano”, gli anni affascinanti degli studi di teologia a Roma durante il Concilio Vaticano II, la conquista della Luna, il carisma di uomini come Martin Luther King, il fascino del Presidente Kennedy e di Papa Giovanni XXIII; le indipendenze a raffica dei nuovi Stati africani, e soprattutto la cosiddetta “rivoluzione del ‘68”, prolungatasi, attraverso la violenza degli anni di piombo, fino al 1978.
Uno dopo l’altro, i vari impegni missionari mi hanno portato dal Canada al Burundi, dall’Europa agli USA, dal Congo al Kenya e poi, dopo una lunga pausa italiana, ancora in Congo.
Ditemi voi: come potrei mai ringraziare il Signore se non rinnovando ogni giorno, “con gioia e con amore” il mio impegno al Servizio del Vangelo?.
Ma vi assicuro che a volte questa fedeltà alla Missione è dura. Faticosa. Pesante al limite delle forze.
Fare Missione in mezzo ai “poveri” può diventare rischioso anche per il missionario più serio e motivato. Ma intendiamoci bene, non si tratta solo di poveri economicamente, ma di persone immerse in una serie di condizionamenti sociali, culturali, politici ed economici che bloccano in modo tragico la possibilità di uscire da una vita che non ha la possibilità di scelte libere e ragionate; ma è come una serie di sprazzi di esistenza senza un minimo progetto, con esperienze a volte brucianti e dolorose.
Mi trovo spesso a gridare al Signore, come il Salmista: “Ma dove sei Signore? Hai proprio dimenticato i tuoi figli che chiedono un po’ di pace, un po’ di cibo, un po’ di respiro in una vita che sembra essere soltanto fatica e lotta per sopravvivere?”. A volte sono davvero amareggiato per il peso della sofferenza che si accumula sulle spalle di tante gente, soprattutto delle donne di una certa età, che dopo aver dato il sangue per allevare tanti figli si ritrovano costrette ancora ad allevare nipoti nati da brevi avventure di adolescenti, oppure a subire pressioni di chi pretende di fare ancora studi costosi, lontano da casa, per inseguire modelli di una vita impossibile.
Siccome prima o poi le persone in difficoltà arrivano alla nostra porta, mi trovo spesso in situazioni davvero angosciose. Come se un destino di felicità o di tristezza, come se la vita o la morte di tante persone, dipendesse da me. Classici i casi di operazioni chirurgiche urgenti. Qui i medici non scherzano. Si paga in grammi d’oro; o in dollari. Sempre in anticipo. E sono autentiche sberle che mettono in ginocchio le famiglie che riescono a pagare. Oppure è la tomba.
E allora dico al Signore: “Ma per favore fa’ qualcosa … blocca questa ondata di disperati!
Non posso rubarti la missione che è solo tua … non sei Tu che hai detto: “Sono venuto affinché abbiano la Vita, e l’abbiano in abbondanza?”. Veramente Lui la sua risposta l’ha data; e quello che poteva fare lo ha fatto.
Basta guardarlo inchiodato su quella Croce: il cuore del Vangelo e della Speranza che, come missionari, dobbiamo annunciare. Con pazienza infinita e spesso con la grande sofferenza di non arrivare a rispondere al grido dei più poveri.
Ma adesso, davanti al dolore dell’uomo in carne ed ossa, dove sono i limiti della nostra responsabilità, sia come individui sia come Comunità umana e cristiana?
Vi lascio con questa domanda.
Vostro p.Gianni

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Padre Gianni Nobili
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